Gli anziani nella cultura romana
E l'importanza del ruolo nella storia

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L’anziano ha avuto sempre ruoli diversi nella storia, alcune volte veniva visto e indicato come il solo in grado di comprendere e traghettare in acque sicure le sorti della propria famiglia, attribuendogli un ruolo centrale e di assoluta rilevanza all’interno della stessa, altre volte invece, è stato messo da parte perché ritenuto improduttivo.
Oggi l’ingresso nella terza età, nella vecchiaia, è cambiato, prima si entrava nella senilità dai trent’anni, invece, oggi, si attesta a partire dai sessant’anni.
Con questo articolo cercheremo di capire il ruolo degli anziani nella cultura romana e l’importanza del ruolo dei più vecchi nella storia.

La vecchiaia nella società primitiva:


Nelle società primitive non vi era una distinzione riconducibile agli anni, ma le fasi della vita di ogni individuo del tempo erano divise in due, l’entrata nel mondo del lavoro e la morte.Ad
Atene all’inizio la vecchiaia e gli anziani non venivano visti di buon occhio e si tendeva ad eliminarli, perché si distaccavano dagli ideali di bellezza condivisi dalla maggior parte delle persone. Cicerone invece riteneva, che oltre all’attività intellettuale una persona senile potesse dedicarsi ad altri impieghi, tra cui la cura di un podere.
Seneca sosteneva, che nel momento in cui un uomo non avesse più una vita degna di essere vissuta per le difficoltà e per le sofferenze da affrontare, avrebbe dovuto finirla anche arrivando al suicidio.

La famiglia romana:
Il parer familias era il maschio più anziano e aveva tutto il potere nelle sue mani. Perfino il potere giudiziario era nelle mani del capo famiglia, che aveva il potere di emettere delle sentenze, anche capitali, contro tutti i membri della famiglia che avrebbero potuto commettere un reato. Alla sua morte la famiglia si scorporava a seconda di quanti erano i diretti discendenti.

L’età repubblicana:
Durante l’età repubblicana tutte le regole istituzionali tenevano conto dell’anzianità e dell’esperienza, infatti, il cursus honorum prevedeva che si potesse fare parte del consolato a partire dai 42 anni di età.
Da questo possiamo capire quanta importanza venisse data agli anziani a Roma e quanto potere, possedessero gli anziani nella cultura romana.
Basti pensare che a capo degli eserciti, solitamente erano soliti mettere uomini maturi, perché considerati i soli pronti e preparati a gestire qualsiasi tipo di situazione grazie al dono della saggezza e dell’esperienza, che proveniva appunto dalla loro condizione di essere anziani.


Conclusione:
La vecchiaia è una condizione che accomuna da sempre tutti gli uomini di ogni epoca diversa e per questo motivo, bisognerebbe imparare a proteggere e a salvaguardare la salute e il benessere di tutti coloro che si trovano a vivere questa condizione, per far in modo che possa trascorrere per loro, nel modo più dolce possibile.



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